Nel 2004 usciva la prima edizione è del libro I fenici. Di anni ne sono passati e si è sentita l’ esigenza di un aggiornamento del testo visto il moltiplicarsi di scavi archeologici che hanno fatto emergere elementi nuovi e rilevanti rispetto alla civiltà fenicia.
Perché, diciamocelo chiaramente, quando si parla di Fenici le reminiscenze scolastiche ci ricordano che erano validi navigatori e abili commercianti, ma niente di più. Spesso non si sa neanche che sono stati i Fenici a fondare la città di Cartagine, la grande potenza nemica di Roma. Senza dimenticare il fatto che l’alfabeto fenicio è stato utilizzato come modello per lo sviluppo di quello greco e latino.
Ma quello che l’archeologia degli ultimi anni, dal Libano alla Spagna passando per le regioni interne del nord Africa, sta facendo sempre più emergere è la vita ordinaria, l’economia agricola, l’artigianato non di lusso del popolo fenicio. Tenendo sempre presente che è azzardato parlare di un unico popolo dal momento che quello che emerge dalle fonti è piuttosto un universo fenicio composto da popolazioni eterogenee.
Il libro è organizzato per tematiche: religione, economia, istituzioni, cultura materiale. Vi è anche una prima parte che svolge la funzione di inquadramento generale alla storia di questo popolo dal punto di vista geografico e temporale.
Ciò che più ho apprezzato di questo libro, che rappresenta ovviamente una sintesi molto essenziale della storia dei Fenici, è proprio il costante ricorso alle evidenze archeologiche. E l’ho apprezzato proprio perché pur essendo un libro che si rivolge a un pubblico di non specialisti, non trascura il rigore metodologico, tipico dello storico, nella ricostruzione delle vicende e della società fenicia. Avrei invece apprezzato qualche pagina fin più di presentazione di reperti e mappe.